Con la celebrazione della passione di nostro signore Gesù, che abbiamo celebrato in duomo abbiamo meditato su quanto Gesù abbia sofferto, e quanto si sia sentito “solo”. Un Dio che non è rimasto nell’Olimpo degli dei ma che si è fatto uomo ed ha scelto di vivere la vita come un normale essere umano.
Anzi si è fatto servo e schiavo, pur essendo nelle condizioni di Cristo non si è sottratto alle sofferenze che ha patito per l’amore dell’umanità. Si! Perché il regno di cui lui ha sempre predicato non apparteneva a questo mondo ma sta nel regno dei cieli. Abbiamo attraversato le vie della nostra città con la via crucis percorrendo il tradizionale percorso fino al calvario. La via crucis ci deve far riflettere non è un rito che facciamo per “abitudine” ma lo dobbiamo percorrere con la consapevolezza che Cristo è morto in croce per la salvezza dell’umanità si è addossato le nostre colpe e i nostri peccati, fino alla morte in croce, destinata ai peggiori malfattori del tempo.
Il colore che domina il Venerdì Santo è il rosso, colore di passione e sangue, ecco immaginiamo che quel rosso sia sangue che ha colorato le strade della nostra città, sgorgato dalle piaghe della nostra società, i giovani alla deriva, la droga, la violenza contro l’umanità, le guerre. Dobbiamo dunque capire che non possiamo essere indifferenti al sacrificio di Cristo, lo accompagniamo sulla via della croce oggi, ma anche domani e poi ancora, solo in questo modo potremmo sperimentare la grandezza dell’amore vero, e poter cambiare atteggiamento davanti alle sofferenze del prossimo.















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