1Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
2ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
3È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
4Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
5perciò non si alzeranno i malvagi nel giudizio
né i peccatori nell’assemblea dei giusti,
6poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina. (Sal 1,1-6)

Una promessa di felicità, due vie tra cui scegliere con un atto di libertà, la quieta consapevolezza che il proprio cammino è vegliato, custodito.

Questo lieto panorama apre il salterio, proponendo subito al lettore l’amore appassionato della Parola, meditata senza sosta, come la strada per una vita rigogliosa e ricca di frutti.

A questa via carica di promesse si contrappone quella infruttuosa del consesso dei malvagi, che solo apparentemente vivono lieti, mentre già sperimentano la triste sorte che attende chi esiste solo per se stesso.

Come la pula, una vita sterile, fredda, inconsistente è un rischio che tutti cerchiamo di sfuggire. Ma cos’è vivere davvero, come trovare questo sentiero che rende feconda l’esistenza?

Il salmo propone la riscoperta di una relazione, piuttosto che la fredda osservanza di precetti, come il tesoro al quale ambire. Meditare la Parola, infatti, è da intendere come la ricerca costante, che diventa habitus, costante atteggiamento interiore, di quella Sorgente che nutre le radici profonde, che riempie di linfa, tonifica, rinverdisce, gonfia i frutti succosi che saranno pronti al tempo opportuno.

Un rimedio all’inconsistenza che si fa massa, folla, appiattimento e conformismo. Una risposta resiliente alla superficialità che non soddisfa e non genera, che si ritorce su se stessa senza via d’uscita.


Immagino queste parole sulla bocca del Signore. Lui che ha scelto, contro ogni perbenismo, anche religioso, di sedersi alla tavola dell’empio, per amore di quella Volontà che ha scelto la nostra salvezza.

Lo ascolto mentre proclama beati i poveri, i perseguitati, gli afflitti, i cercatori di pace e di giustizia.

Lo sorprendo a mormorare giorno e notte queste parole, mentre trova gioia nell’offrire una presenza a chi rischia di andare in rovina, facendo fruttificare piante avvizzite e rinsecchire fichi infedeli.

Lo vedo pensoso e con il volto indurito, mentre s’incammina verso Gerusalemme, per salire sull’albero della croce, scegliendo la via stretta dell’amore senza ritorno.

La via da scegliere, per me, è la sua, anzi è Lui. L’albero rigoglioso al quale ambire è la vita con Lui, spesa per amore insieme a Lui.


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