Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.
I cieli narrano la gloria di Dio,
l’opera delle sue mani annuncia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il racconto
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Senza linguaggio, senza parole,
senza che si oda la loro voce,
per tutta la terra si diffonde il loro annuncio
e ai confini del mondo il loro messaggio.
Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale:
esulta come un prode che percorre la via.
Sorge da un estremo del cielo
e la sua orbita raggiunge l’altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti,
più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato.
Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. (Sal 19,1-15)

Il Salmo 19 è un inno profondo e poetico che celebra due luci: la luce del sole e la luce della Torah. Apparentemente, i temi sembrano distinti e persino separati, tanto che tradizionalmente il salmo viene diviso in due sezioni, tra i versetti 7 e 8. Tuttavia, la riflessione di molti commentatori, nel corso dei secoli, ha individuato un’unità tematica: la luce del sole, fonte di vita per ogni creatura, riflette simbolicamente il dono della Torah, che illumina e scalda chiunque la accolga nel cuore.

La Struttura del Salmo

Il Salmo 19 si sviluppa in due grandi inni. Il primo è dedicato al Dio creatore (vv. 2-7) e si articola in due canti: quello dei cieli, che testimonia la grandezza di Dio, e quello del sole, che rappresenta la Sua potenza e la sua benevolenza. Il secondo inno (vv. 8-14) è un canto alla Torah, descritta attraverso immagini splendenti e preziose, che ne esaltano la bellezza e la purezza.

1. Inno al Dio Creatore (vv. 2-7):

• Il primo canto celebra i cieli e il cosmo, che diventano strumenti di lode e testimonianza della gloria di Dio, capaci di annunciare la Sua presenza.

• Il secondo canto loda il sole, simbolo di vitalità e di continuità, paragonato a uno sposo e a un guerriero vittorioso, che, con forza e regolarità, risplende ogni giorno sul creato.

2. Inno alla Torah (vv. 8-14):

• La Torah è lodata attraverso sei “raggi di splendore”, ognuno dei quali ne esalta un aspetto: perfezione, fedeltà, giustizia, luminosità, purezza e stabilità. Essa è il nutrimento spirituale che dà vita e ristoro a chi la segue.

Simboli e Significati

Il Salmo 19 si arricchisce di simboli cosmici, come il sole, che nella cultura antica e specialmente in quella del Medio Oriente rappresentava la vita, il tempo, e una presenza costante. In questo salmo, il sole non è divinizzato, ma piuttosto riconosciuto come una creatura al servizio del Creatore, che trasmette un messaggio universale di ordine, sicurezza e forza.

Anche la Torah è presentata come luce: mentre il sole illumina l’universo visibile, la Torah rischiara l’anima. Il linguaggio del salmo sottolinea l’immenso valore spirituale della Torah, paragonandola a tesori inestimabili e splendenti come la luce stessa. In particolare, il versetto 11 confronta i beni materiali con il valore incomparabile della Torah, che nutre e guida l’uomo verso la verità e la giustizia.

Esegesi e Riflessione Teologica

Il Salmo 19, attraverso i suoi due inni, ci presenta un’immagine completa della creazione e della rivelazione. Da un lato, l’intero cosmo proclama la grandezza di Dio, fungendo da testimone silenzioso ma eloquente della Sua gloria. Ogni giorno e ogni notte, nel loro fluire incessante, diventano parte di una liturgia cosmica che loda il Creatore. I verbi e le immagini usate nel salmo trasmettono la bellezza e la continuità di questo canto: il cosmo è come un inno vivente che non necessita di parole, poiché l’intera creazione è un annuncio della gloria di Dio.

Dall’altro lato, il salmo passa a elogiare la Torah, che supera qualsiasi conoscenza implicita che si possa trarre dall’osservazione della natura. La Torah è perfetta e stabile, come una fonte di gioia per chi la osserva e la ama. In essa, l’orante trova ristoro e sicurezza, poiché è un comando divino limpido, splendente come il sole.

Il Servo della Torah e la Preghiera Finale

Nella parte conclusiva, l’orante si descrive come un “servo della Torah”, esprimendo docilità e dedizione verso questa Parola che istruisce e purifica. Qui emerge la consapevolezza delle proprie debolezze e del rischio del peccato, che può essere involontario o addirittura consapevole e ribelle. È una riflessione che tocca il cuore dell’uomo e lo spinge alla conversione e alla preghiera.

Un invito al pentimento

Il salmo approfondisce anche il tema del peccato, che viene descritto attraverso diversi termini, ciascuno con una sfumatura specifica. Il primo termine, segi’ot, si riferisce alle inavvertenze, a quelle imperfezioni quasi inconsapevoli, che, nella concezione veterotestamentaria, sono comunque significative. Questo richiama la consapevolezza dell’imperfezione umana e dell’intrinseca fragilità che caratterizza ogni individuo.

Il secondo termine nel versetto 13 prosegue in questa direzione, mentre il terzo vocabolo, zed, significa “orgoglio” e rappresenta una forma di peccato più consapevole: una ribellione intenzionale contro il progetto divino. Infine, il quarto termine richiama il peccato dell’idolatria, che spezza il legame intimo tra Dio e l’uomo e viene descritto come il “peccato grande,” poiché minaccia l’integrità del rapporto con il Creatore.

Infine, l’antifona conclusiva esprime un desiderio profondo: che le parole della bocca e i pensieri del cuore siano graditi a Dio. Con immagini di roccia e redentore, il salmo si chiude con una richiesta di protezione e vicinanza: Dio è visto come la “rupe” in cui trovare sicurezza e come il “Redentore” che non abbandona il suo popolo, proprio come un parente fedele che difende i diritti dei suoi cari.

Conclusione

Il Salmo 19 invita tutti noi a riconoscere e lodare Dio attraverso la Sua creazione e la Sua Parola. Il sole che illumina il mondo e la Torah che illumina il cuore dell’uomo ci insegnano che ogni aspetto della nostra vita è chiamato a essere un canto di lode, che riflette la grandezza, la fedeltà e l’amore del nostro Creatore.


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