Shūsaku Endō (1923-1996) è uno dei grandi scrittori giapponesi del XX secolo, noto per il romanzo Silenzio, che racconta la persecuzione dei cristiani nel Giappone del Seicento. Da questo intenso romanzo è stato tratto il film omonimo di Martin Scorsese. La sua opera esplora la tensione tra fede e cultura, tra Dio silenzioso e il cuore umano assetato di senso.

Il silenzio di Dio

In Silenzio, il protagonista padre Rodrigues affronta lo scandalo di un Dio che sembra non intervenire di fronte alla sofferenza dei martiri. Questo silenzio non è vuoto, ma mistero: un Dio che non impone la sua forza, ma resta accanto nell’umiliazione.

Una fede che si fa carne, storia e cultura

Endō si chiede se il cristianesimo, nato in Occidente, possa davvero mettere radici in Giappone. La sua risposta è un sì, ma attraverso una fede che assume la cultura locale: non un Dio potente, ma un Dio che soffre con gli ultimi, simile alla madre compassionevole.

La fede ferita

I suoi personaggi vivono spesso contraddizioni: credono, dubitano, tradiscono, ritornano. È la condizione reale dei cristiani: non eroi perfetti, ma fragili discepoli. Endō mostra che la fede autentica nasce non dalla perfezione, ma dall’abbandono fiducioso a un Dio che resta presente anche nel silenzio.

La “vita di Gesù” secondo Endō

Di recente la casa editrice Queriniana ha pubblicato una nuova edizione italiana di Vita di Gesù di Shūsaku Endō. Questo testo — originariamente scritto nel 1973 con la consapevolezza di non essere né uno studio storico né un trattato teologico — si propone come opera letteraria che tenta di tradurre il racconto di Cristo in una forma accessibile a una cultura distante dalla tradizione cristiana. Nella prefazione italiana emerge già un intento rivisitativo: dare ad un pubblico contemporaneo una voce di Gesù che “parla” più con l’umiltà che con il dogma.

Tra i punti che colpiscono maggiormente il lettore vi è la descrizione della fatica del Gesù umano — il sudore, la fame, la delusione — in un contesto che non cancella la divinità, ma la rende più plausibile nel vissuto. Il Gesù di Endō ha passi che risuonano più come quelli di un viandante che di un miracolo ambulante: la sua forza non sta nella potenza spettacolare, ma nella debolezza che ama, nella presenza che porta consolazione. Questa scelta narrativa provoca: chi legge non si accontenta di una cristologia di potere, ma sperimenta un Gesù che “soffre con me”.

Tuttavia, è doveroso ricordare i limiti: l’approccio narrativo di Endō lascia spazio a licenze interpretative, e non offre strumenti esegetici per affrontare criticamente questioni storiche o teologiche complesse. Perciò il lettore attento dovrà integrare questo Gesù narrativo con uno studio biblico e teologico più solido. Ma è proprio questo spazio — dove la letteratura dialoga con la fede — che rende Vita di Gesù un libro prezioso per meditare il volto umano-divino del Cristo in un orizzonte culturale diverso dal nostro.

Attualità per il nostro cammino

  • Aiuta a riflettere sul rapporto tra fede e culture contemporanee.
  • Offre strumenti per dialogare con chi sperimenta l’assenza di Dio.
  • Mostra che il cristianesimo non è religione dei forti, ma dei fragili.

Conclusione

Endō insegna che il silenzio di Dio non è abbandono, ma spazio in cui maturano la fedeltà e la compassione. I suoi romanzi restano preziosi per una pastorale che accompagni senza paura le notti della fede.


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