È finita. Non con un addio, ma con un inizio che sa di promessa e di responsabilità. La tenda dell’Esploratore Guida si è chiusa dietro di me a Crotone, e la strada per il Noviziato si è aperta, portandomi, quasi simbolicamente, verso l’entroterra, verso un luogo dove la storia e lo spirito si fondono: Petilia Policastro.

I capi lo avevano promesso: non sarebbe stato un semplice “passaggio”, ma un’immersione. E così è stato. L’aria frizzante del primo pomeriggio, dopo il viaggio, ci ha accolto. Due figure amiche – i capi novizi – erano lì per noi, e dopo una sosta pratica per i viveri, il vero viaggio è cominciato. La destinazione? Il Convento della Santa Spina.

Montare le tende sotto l’ombra di un luogo così carico di spiritualità ha dato subito il tono. Non eravamo lì per un semplice campeggio, ma per un’attesa. La sera è calata con il profumo della cena improvvisata, ma il momento cruciale è arrivato dopo. Seduti in cerchio, abbiamo ascoltato il racconto intimo di due novizi ecclesiastici. Le loro testimonianze – la lotta, il dubbio, e infine la serena certezza della chiamata – hanno toccato corde profonde. Non si trattava della nostra stessa strada, ma del medesimo coraggio di scegliere.

In quella preghiera comunitaria, ho sentito il peso del Guidone che lasciavo e la leggerezza dell’ignoto che mi attendeva. Di ritorno alla tenda, la conversazione notturna davanti al fuoco non era fatta di scherzi leggeri, ma di sogni e paure sussurrate, quel tipo di dialogo che solo il buio e la fiamma sanno accendere. Era l’ultima notte di una vita, e la prima di un’altra.

L’alba è arrivata portando con sé un dono inatteso: la colazione condivisa con i monaci e le suore del convento. Un gesto semplice, ma che racchiude l’essenza della fraternità che cerchiamo nel Noviziato. Smontare la tenda non è stato solo un atto pratico, ma quasi un rito di purificazione.

Il cammino che ci ha condotto dalla Santa Spina alla chiesa dove il Reparto ci attendeva non è stato un sentiero qualunque: era la Via del Calvario. Ogni passo era una riflessione sul percorso compiuto. Arrivati, l’energia e l’affetto di tutti erano palpabili.

La Messa ha sancito il momento più emozionante: il Passaggio di Fiamma e di Guidone. Non si passa solo un oggetto; si passa una responsabilità, una storia, una tradizione. Le parole delle lettere lette – per il Reparto, per il nuovo Capo – mi sono arrivate dritte al cuore, una carezza sulla spalla prima di voltare pagina. Ho sentito l’eco di tutte le avventure vissute, di tutte le notti insonni, e ho capito che ciò che ho ricevuto come Esploratore Guida non lo perdo; lo porto con me come fondamento.

Abbiamo pranzato con un pasto cucinato sul fornellino a gas, pratico e essenziale, proprio come dev’essere l’inizio di questo nuovo cammino: focalizzato sull’essenziale, pronto a servire.

Tornando a casa, non ero solo stanco. Ero pieno. Pieno della gratitudine per la fine e del coraggio per l’inizio. Il Noviziato non è solo un gradino superiore, ma un passo verso la piena maturità dello spirito scout, una scelta dove la Fede e il Servizio si fanno più intensi. È un viaggio che ho appena cominciato, e so che le lezioni imparate tra Crotone e la Santa Spina saranno la mia bussola.

Antonio Sanzo – Pavone coinvolgente


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